Distruggere un suolo fertile è questione di ore, ricostruirlo invece questione di secoli.
La natura impiega 1000 anni per produrre 1 cm di terreno fertile che distruggiamo in soli 10 anni con le arature.
Un suolo non lavorato è un suolo vivo.
La tecnica agronomica della“semina diretta”, evitando le lavorazioni, rispetta il suolo tutelandone fertilità e biodiversità, frena l’erosione superficiale, combatte la desertificazione, sequestra la CO2 ed i gas serra.
Custodiamo il suolo su cui viviamo.
1. Cibo sano. Un suolo vivo è garanzia di cibo sano. Più il terreno è sano, migliore sarà il raccolto. Il suolo è una risorsa non rinnovabile e la sua conservazione è essenziale per la sicurezza alimentare.
2. Biodiversità. Il suolo ospita un quarto della biodiversità del nostro pianeta. Ci sono più organismi viventi in un cucchiaio di terra di quanti ce ne siano su tutta la Terra. Preservare la biodiversità significa contribuire a mantenere il nostro pianeta vivo e sano.
3. Gas serra. Un suolo vivo combatte i cambiamenti climatici. Il suolo svolge un ruolo importante nella mitigazione dei cambiamenti climatici immagazzinando carbonio e riducendo le emissioni di gas serra nell’atmosfera.
4. Migrazione forzata. Attraverso la sicurezza alimentare, il suolo fornisce mezzi di sussistenza sostenibili riducendo la migrazione forzata. Più di 10 milioni di persone hanno abbandonato le loro case a causa di problemi ambientali tra cui l’erosione del suolo, la desertificazione, la deforestazione e la siccità.
5. Acqua pulita. Il suolo cattura, immagazzina e filtra l’acqua, rendendola potabile.
6. Medicine per la salute umana. Gli antibiotici più conosciuti, compresa la penicillina, provengono dai microrganismi del suolo. Oltre 500 antibiotici derivano dalla vita microbica del suolo.