Desertificazione: d​ialogo tra Semina Diretta 2.0 e Anna Maria Testa​

Desertificazione: 30 centimetri che cambiano tutto

Gentile Anna Maria,
Ho apprezzato, al di là dei contenuti, l’intenzione, assolutamente condivisa, di portare questi temi ad un pubblico ampio e non specificamente tecnico.
Sono convinto che solo se riusciamo a portare l’argomento fuori dai canali professionali possiamo sperare di sensibilizzare il mondo agricolo.
Semina Diretta 2.0, la società no profit che rappresento, si occupa appunto di “informare”, coinvolgendo tutta la filiera agricola e non, dall’agricoltore al consumatore finale, oltre che “formare”, rivolgendosi ai diretti interessati.
L’argomento su cui puntiamo è la tutela del suolo: sosteniamo la tecnica della “semina diretta”, tecnica che consiste nel seminare senza lavorare minimamente il terreno.
Si apre il solco quanto basta per ospitare il seme e si richiude: tutto qui. Il terreno non viene assolutamente toccato.

Approfitto per dare un contributo.

I due fenomeni che concorrono alla desertificazione, gestione non sostenibile del suolo e cambiamenti climatici, sono correlati più di quanto si possa pensare.
La semina diretta contribuisce in modo determinante al sequestro di CO2 e protossido di azoto che sono due tra i più potenti gas serra.
Contribuisce inoltre a tenere il terreno fermo, contrastando i fenomeni di erosione superficiali dovuti all’azione del vento e delle acque, ma anche dell’inquinamento delle acque superficiali (fiumi, laghi, mari).
Ogni anno, in Italia, perdiamo 1 mm di suolo fertile per ettaro e per dare nuovamente fertilità ad 1 cm di terreno occorrono ben 1.000 anni!
La semina diretta è la massima espressione della conservazione del suolo, la tecnica che può rivendicare in assoluto il massimo contributo al sequestro di gas serra.
Favorisce, inoltre, la biodiversità presente nel suolo (che ospita un quarto della biodiversità presente sul globo terrestre), la fertilità del terreno, ed evita il compattamento, aiutando il terreno a creare e mantenere nel tempo la giusta struttura.
Legherei il sequestro di CO2 più che ad un suolo “sano”, ad un suolo “fermo”, cioè non rivoltato con le arature.
Anche suoli sani, come erano i nostri qualche anno fa, se arati continuamente, liberano gas serra (CO2 in particolare), ossidando la sostanza organica, con la conseguenza di perdere fertilità e andare incontro a desertificazione.
Sarebbe auspicabile, quindi, non arare il terreno o quantomeno toccarlo il meno possibile.

Per quanto riguarda la comunicazione, inoltre, è opportuno, oggi, informare, più che fare ricerca (anche se questa, ovviamente, non andrebbe mai abbandonata).
Sono disponibili numerosi studi al riguardo, importanti ed esaustivi, sia nazionali che internazionali.
Piuttosto andrebbero decodificati e portati fuori dalle loro sedi universitarie.

Argomento acqua e precipitazioni.
La tecnica della semina diretta è una garanzia in caso di mancanza di acqua e di precipitazioni scarse.
Non lavorare il suolo, infatti, contribuisce a mantenere il bagaglio idrico del terreno più a lungo rispetto a terreni lavorati ed arati.
In areali quali quelli del sud Italia, dove sono presenti desertificazione e scarse precipitazioni, questa tecnica andrebbe applicata senza indugio.

Per ricapitolare.
La tecnica della semina diretta presenta molti vantaggi:
● ambientali: sequestro di gas serra, contenimento dell’erosione superficiale, incremento della biodiversità, contenimento dell’inquinamento delle acque superficiali
● agronomici: tutela della fertilità del suolo, contenimento della desertificazione, garanzia di un ciclo fisiologico naturale della coltura
● sociali: più interesse da parte dei giovani nell’agricoltura

Un cordiale saluto
Lino Falcone
Semina Diretta 2.0
http://www.seminadiretta.org

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