La semina diretta di successo parte dalla seminatrice: che sia almeno una seminatrice da semina diretta!
Lino Falcone, Semina Diretta 2.0
Viaggio molto in questo periodo per valutare le semine del grano in semina diretta prediligendo le aree dove la tecnica ancora non presenta estensioni apprezzabili ma semine sparse, affidate a direct seeders con tanto entusiasmo e, a volte, poca esperienza.
E, ancora dopo anni di attività sulla tecnica, mi capita spesso di vedere campi in semina diretta effettuata con seminatrici tradizionali.
La storia si ripete, nonostante il grosso sforzo di comunicazione a partire dagli anni ottanta.
Una delle conclamate cause di insuccesso della tecnica, infatti, è stato proprio l’utilizzo di macchine da terreno lavorato.
Il meccanismo è abbastanza comprensibile: “Sono in ritardo con le lavorazioni ….”. “Ho sentito che si può seminare su terreno in regime sodivo superando tutte le lavorazioni. Ci credo poco ma ora potrebbe tornarmi utile”.
L’aspirante Direct Seeder chiede in giro se esiste una seminatrice da sodo o se c’è qualcuno che da cui poterla affittare. Non la trova o trova seminatrici che, a suo dire, costano troppo anche solo in affitto. Per fortuna o per sfortuna parla con qualcuno che, come lui, manifesta ottimismo ed entusiasmo nel provare la semina diretta anche con una seminatrice da lavorato: “Ma si, che vuoi che sia seminare su sodo”. “Secondo me può andare, il terreno è in tempera, ci sono poche infestanti… quasi quasi ci provo”.
E qui inizia l’avventura. Se le cose andranno male, nessuno mai verrà a sapere il perchè. Già … nessuno.
Se il grano nasce bene, invece, allora ci sarà un gran parlare in paese, nei bar, nel punto vendita. La seminatrice utilizzata “va benissimo!”
E come sempre, diventa inutile qualsiasi confronto: “ma … forse non ha la sufficiente pressione per entrare nel terreno … forse non riesce a controllare la profondità di semina … forse potrebbe avere problemi con le infestanti … forse…” Tutto inutile ovviamente. La seminatrice ha seminato bene, per cui …”va benissimo!”. Il fortunato Direct Seeder si sente il detentore della verità come se avesse alle spalle anni ed anni di semina diretta.
A scanso di equivoci, vorrei subito manifestare, comunque, la mia approvazione per tutti i Direct Seeders entusiasti e propositivi: meglio provarci che stare fermi!
Ben vengano, quindi, prove, consigli, valutazioni e quant’altro ci possa permettere di parlare della tecnica e, soprattutto, di confrontarci sui campi, il momento più interessante.
Affermo anche che, con la giusta competenza ed esperienza, si possono affrontare semine in regime sodivo con seminatrici tradizionali, ma occorre “molta” esperienza.
Detto questo, però, per non rimanere agganciati, ancora dopo trenta anni ad un livello vicino allo zero di diffusione della tecnica, sarebbe importante che la semina diretta venisse applicata nel modo più professionale possibile, partendo proprio da seminatrici specifiche.
Il rischio in cui si incorre, se si utilizzano seminatrici da terreno lavorato, è che, nel momento in cui le emergenze non dovessero essere accettabili (una situazione che prima o poi si verifica) tutta la responsabilità venga data alla tecnica e non alla macchina non adatta. E la cosa ancora più dannosa è che, in una situazione del genere, il passaparola decreta il definitivo insuccesso della tecnica. Coloro i quali non sono fiduciosi nella tecnica non aspettano altro che un insuccesso per urlare le loro ragioni a prescindere dalla causa che l’ha determinato.
Soprattutto nelle prime fasi, quindi, si dovrebbe applicare la semina diretta nel miglior modo possibile.
Se ci teniamo alla semina diretta, usiamo una seminatrice costruita appositamente per la semina diretta. Sarebbe auspicabile addirittura utilizzare la seminatrice che più si adatta al tipo di terreno aziendale, ma, se proprio non vogliamo scendere nel dettaglio … che sia almeno una seminatrice da semina diretta!