Il primo metro di suolo in profondità immagazzina una quantità di OC (Organic Carbon) pari a 1.500 PgC (1 Pg corrisponde a 1 miliardo di tonnellate di carbonio pari a 3,7 miliardi di tonnellate di CO2): quantità maggiore del totale di carbonio presente nell’atmosfera (800 PgC) e nella vegetazione terrestre (500PgC) (fonte:FAO 2015).
Il carbonio è presente nel suolo grazie alla decomposizione della sostanza organica vegetale ed animale e viene disperso in parte sotto forma di GHG (gas serra quali CO2 e CH4) e in parte con i fenomeni di erosione superficiale, confluendo nei fiumi e nei mari (DOC, Dissolved Organic Carbon).
Il carbonio presente nel suolo attraverso i complessi fenomeni di degradazione della sostanza organica, può persistere per decenni, secoli o millenni.
Il suolo non è semplicemente un substrato per attività antropiche, è un organismo complesso il cui ruolo è fondamentale per la vita del pianeta e dell’essere umano.
La riduzione del carbonio organico nel suolo accelera i processi di depauperamento della sostanza nutritiva che alimenta le colture fino ad arrivare a trasformare il suolo fertile in desertico.
Dipende solo ed esclusivamente dall’uomo.
Solo un’attenta gestione del suolo permette di contenere la fuoriuscita di carbonio e trattenerlo nel primo metro per periodi molto lunghi.
Non possiamo pensare di stabilizzare il carbonio nel suolo in modo definitivo in quanto i flussi di entrata ed uscita nel suolo agrario sono sempre attivi.
Dobbiamo però essere consapevoli che solo un’attenta gestione del suolo, anno dopo anno, riesce a contenere la perdita di carbonio sotto forma di GHG.
Il nostro obiettivo deve tendere all’equilibrio naturale con il massimo sequestro di CO2 nel suolo.
Negli ultimi decenni i cambiamenti d’uso del suolo hanno prodotto grandi quantità di GHG contribuendo, purtroppo, in modo importante al cambiamento climatico ed all’innalzamento della temperatura media del pianeta.