Lettera aperta a Coldiretti e Regione Siciliana

Dott. Prandini (presidente Coldiretti), Dott. Musumeci (governatore Regione  Siciliana), proviamo a combattere la desertificazione in Italia? Semina Diretta 2.0 è pronta.

Il 17 giugno è stata la giornata mondiale della desertificazione e numerosi sono stati i contributi per portare all’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica il fenomeno in Italia.

I contributi più ripresi sul web sono stati quelli di Coldiretti, attraverso la voce del suo presidente, dott. Prandini e quelli del dott. Musumeci, governatore della Sicilia, la regione più interessata alla desertificazione in Italia con un rischio prossimo al 70% (CNR).

Il fenomeno della desertificazione è complesso ma due sono le cause più importanti.

La prima è la monosuccessione, ma, la madre di tutte le cause, è l’aratura.

Di fronte a questi argomenti i cambiamenti climatici, le mancate precipitazioni o la perdita di suolo per cementificazione hanno effetti marginali.

Le arature hanno distrutto la fertilità e la biodiversità dei nostri suoli.

http://www.seminadiretta.org/suolo-contiene-un-quarto-della-biodiversita-presente-globo-terrestre/)

La FAO ci avverte che mancano solo 60 raccolti prima della completa improduttività dei suoli agrari.

http://www.seminadiretta.org/60-raccolti-ancora-e-poi-la-desertificazione/)

Le arature, ogni anno, provocano, in media, la perdita di 10 tonnellate di suolo fertile per ettaro, equivalente ad 1 mm.

La natura ha impiegato 100 anni per costruire quel mm di suolo fertile.

Considerando che stiamo arando dagli anni 50 abbiamo già distrutto 5000 anni circa di lavoro della natura, sia in presenza di piogge che in periodi di assoluta siccità.

Il suolo è un bene esauribile e una volta perso non è più recuperabile.

http://www.seminadiretta.org/le-prime-piogge-autunnali-trovano-nei-letti-di-semina-terreno-fertile-dove-scatenare-lerosione-superficiale/)

L’Inghilterra è la prima nazione del globo ad aver annunciato che i propri suoli saranno completamente improduttivi tra 50 anni.

Il ministro inglese dell’ambiente ha dichiarato che “una nazione può sopravvivere a tutto, a carestie, a guerre, a siccità ma non può sopravvivere ad un suolo morto”.

http://www.seminadiretta.org/60-raccolti-ancora-e-poi-la-desertificazione/ )

Dott. Prandini, in Inghilterra piove molto e nonostante ciò il suolo inglese tra 50 anni sarà improduttivo.

L’Italia, con un clima più siccitoso e caldo, arriverà prima dei 50 anni inglesi alla completa improduttività del proprio suolo, e la causa non sarà certo il cambiamento climatico.

Tre sono i processi, alla base della desertificazione, innescati tutti dalle arature.

Il primo è meccanico. Le lavorazioni distruggono la biodiversità e la vita del suolo.

Il secondo è fisico. Le arature espongono i campi al fenomeno dell’erosione superficiale che provoca la perdita di milioni di tonnellate di suolo fertile che, oltre a danneggiare le infrastrutture con costi di ripristino superiori ai 100 milioni l’anno (ISPRA), viene definitivamente perso in invasi, fiumi, laghi e mari.

Il terzo è chimico. Le arature liberano tonnellate di CO2 con due effetti drammatici: il primo è la perdita di carbonio organico del suolo e, quindi, di fertilità ed il secondo è l’immissione nell’atmosfera di GHG tra cui la CO2, uno dei più importanti gas serra, questo si alla base dei cambiamento climatici!

Lei denuncia che la desertificazione, “Oltre al surriscaldamento è anche colpa del progressivo consumo di suolo e della mancata valorizzazione dell’attività agricola nelle aree più difficili”.

Dott Prandini, concordo con lei che oggi l’abbandono dei terreni è un fenomeno preoccupante, ma a nulla servirebbe “valorizzare” le attività agricole se non pensiamo prima a rigenerare il suolo agrario. Con un suolo improduttivo nessuna attività di valorizzazione potrà servire a tenere vive le terre. Indubbiamente siccità ed eventi climatici estremi provocano danni ingenti all’agricoltura, ma se non freniamo le arature, tra 40 anni i suoli del centro sud Italia saranno completamente improduttivi, anche in presenza di pioggia, neve, grandine o, peggio, di siccità.

Dott Prandini non sarebbe il caso di iniziare a pensare concretamente a politiche nazionali per la tutela del suolo agrario e per la rigenerazione della fertilità e della biodiversità?

Questo argomento, oggi, è demandato alle regioni attraverso i PSR.

Le poche risorse a disposizione vengono vanificate dalla mancanza di un coordinamento tra un PSR e l’altro. Ma soprattutto manca una strategia nazionale che determina dei paradossi clamorosi: aziende agrarie a cavallo tra due Regioni che vedono le tecniche di conservazione del suolo agrario valorizzate in una regione e meno nell’altra pur in presenza della stessa tipologia di suolo.

http://www.seminadiretta.org/dal-psr-la-rigenerazione-del-suolo/)

Dott Prandini lei parla di carenze infrastrutturali per trattenere l’acqua  “in un Paese comunque piovoso come l’Italia, che per carenze infrastrutturali trattiene solo l’11% dell’acqua, occorre un cambio di passo nell’attività di prevenzione”, ma fino a quando ci concentreremo sul dito non guarderemo mai la luna.

Le tecniche di conservazione del suolo sono un valido aiuto alla regimazione delle acque.

E qui mi rivolgerei al Dott. Musumeci che pone al primo posto, per la lotta alla desertificazione, la soluzione della siccità.

Egregio Dott. Musumeci, se non pensiamo a rigenerare i suoli, non basterà immergere la Sicilia in un colossale catino d’acqua per riportare fertilità e biodiversità ed evitare la desertificazione. Nella sua isola ci sono 300.000 ettari circa di seminativi che tra 40 anni saranno completamente improduttivi: acqua o siccità cambierà poco.

Ciò che manca è fertilità e vita.

Dott. Musumeci, lei dichiara che “Pur essendo la Sicilia la regione più a rischio nel Paese non esisteva ancora un piano strategico per la lotta alla desertificazione”, lasciando immaginare che oggi ne esista uno.

Mi dispiace contraddirla ma, ancora oggi, purtroppo, il piano strategico impatta solo marginalmente la lotta alla desertificazione in Sicilia.

Come presidente di Semina Diretta 2.0 vorrei ricordare il ruolo chiave di Semina Diretta 2.0 nella conservazione del suolo in Sicilia, durante la stesura dell’ultimo PSR.

I pochi ettari finanziati dal PSR per la conservazione del suolo sono stati realizzati grazie alle insistenti attività di sensibilizzazione fatte da Semina Diretta 2.0 che ha coinvolto con tutte le sue forze e oltre le sue risorse,  le istituzioni dell’isola con riunioni e convegni e con la competenza ha permesso di superare i vincoli burocratici del PSR regionale, come l’uscita della misura 10 prima della misura 1.  Senza l’azione tempestiva e determinata di Semina Diretta 2.0, che ha proposto corsi di formazione, il progetto di conservazione del suolo sarebbe slittato di almeno un anno.

E comunque è sempre una “goccia nell’oceano”, visto che gli ettari finanziati dal PSR sono meno dell’1% degli ettari di seminativi della Sicilia.

Dott Musumeci, se non prevediamo oggi una strategia concreta per la conservazione del suolo, perderemo, domani, il grano in Sicilia.

Dott Prandini e Dott Musumeci, concludo con una esortazione: uniamo le forze oggi con un programma di conservazione del suolo per provare a rigenerare i nostri suoli in 20/30 anni.

Tanti sono gli anni che occorrono per riportare fertilità e biodiversità nel suolo degradato, come dimostrano autorevoli prove scientifiche in Italia. Il tempo passa ed il rischio di perdere definitivamente fertilità e biodiversità del suolo diventa realtà. La regione Sicilia è la prima che deve agire concretamente. E tutto questo a prescindere dai cambiamenti climatici. Conservando il suolo, anche i cambiamenti climatici ringrazieranno.

Semina Diretta 2.0 è a disposizione per affrontare programmi e progetti di conservazione del suolo.

Grazie per l’attenzione

Lino Falcone

Presidente

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